Lavorare ed essere felici, il ruolo dei valori e di un ambiente di lavoro intelligente

Esistono molti modi per essere felici, uno di questi è essere felici al lavoro. Anche quando non hai più un “luogo di lavoro” e sei al lavoro “in digitale”.
Lettura in: 5 minuti

Esistono molti modi per essere felici, uno di questi è essere felici al lavoro. Anche quando non hai più un “luogo di lavoro” e sei al lavoro “in digitale”

Un ambiente di lavoro felice attrae ottime persone e grandi potenziali o professionisti, e aiuta le persone che lavorano a fare il meglio per l’azienda. Si certo, questo è ovvio!

Ma da dove si inizia? “AcademyQue ha iniziato dalla fase di assunzione dando subito aspettative chiare”.

Una volta avviato, “il sentimento di agilità” è diventato contagioso e pensare al proprio posto di lavoro come un posto felice è stato interpretato come un “buon investimento” anziché come “posto di lavoro”.

“Senza alcun dubbio Employee happiness” è un sogno realizzabile. Il tema di “ciò che rende felici le persone” è al centro dei lavori di Martin Seligman, autore di “Authentic Happiness”, che ha svolto uno studio approfondito di ciò che rende felici le persone. Nei suoi studi ha evidenziato che esistono molti modi di raggiungere la felicità.

Ad esempio, comprare qualcosa di nuovo potrebbe renderci felice, ma questo effetto dura solo qualche minuto. Lo stesso vale quando hai un aumento di stipendio o raggiungi un obiettivo. È gratificante ed emozionante ma di breve durata.

Essere felici al lavoroIl livello successivo di felicità, che tende a durare molto più a lungo, è la sensazione di avere una vita piacevole. Quel tipo di sensazione deriva dal fatto che quello che stiamo facendo ci piace e che ci sentiamo bene con il nostro lavoro.

Ci sono molte cose che possiamo fare per rendere un’organizzazione sostenibile e felice.

La prima, come detto, è iniziare con l’assumere personalità felici. Quando intervisto un candidato è naturale concentrarmi sulle esperienze rilevanti e sui risultati ottenuti in passato ma ignorare la personalità è un errore. Il miglior candidato/a sulla carta potrebbe essere la persona peggiore da portare nel team. Ecco perché cerco elementi “intangibili”. Si concentrano sugli aspetti positivi o negativi? Ridono? Sorridono? Nutrono relazioni?

I fattori per un’organizzazione felice sono molti ovviamente, ma noi stessi in AcademyQue applichiamo quello che è alla base dei piani formativi che eroghiamo e sono riassumibili in due semplici punti:

  • siamo fermamente convinti che lo sviluppo personale sia un bisogno umano fondamentale e che le persone abbiano bisogno di crescere costantemente per sentirsi soddisfatte. Per questo investiamo nella crescita personale e professionale di tutto il team. Anche noi che ci occupiamo di formazione digitale, sovvenzioniamo l’istruzione per i membri del team che desiderano prendere lezioni, acquistare corsi online o partecipare a conferenze di settore per migliorare le proprie capacità
  • Incentiviamo costantemente a prendere delle responsabilità dimostrando di essere fiduciosi nelle capacità delle persone del team. Fiducia significa microgestire meno, ma anche creare responsabilità per garantire che le cose vengano fatte.

Un altro segreto per essere felici al lavoro è incoraggiare le persone ad avere obiettivi di carriera personali. Quando le persone sentono di lavorare per qualcosa, le attività quotidiane e lo stress del posto di lavoro non contano più di tanto.

In verità, questi sono solo alcuni dei valori di AcademyQue, ma sono quelli che incidono maggiormente nella ricerca della felicità delle persone in ambito lavorativo.

E poi c’è l’ambiente lavorativo, e questo è un altro un fattore cruciale.

Sembra che essere contenti al lavoro sia sempre più determinato dalla tecnologia. Naturalmente, anche il lavoro che svolgiamo ed i colleghi con cui lavoriamo sono fattori decisivi per la felicità, ma per una nuova generazione di professionisti che sta entrando nel mondo del lavoro, la felicità è qualcosa di diverso.

Questa generazione di nuovi professionisti corrisponde ai nativi digitali. Sono ovunque e sempre connessi a tutti e a tutto, in tutto il mondo. Dall’inizio del 2020, sono moltissime le persone che hanno un nuovo lavoro che hanno cercato, ottenuto e che svolgono interamente attraverso la tecnologia.

E’ un effetto della digitalizzazione? Mh, no, non credo. Si tratta di un’evoluzione naturale.

Questi professionisti inoltre, non si aspettano niente di diverso sul lavoro rispetto a quello che fanno. Mentre per una generazione di lavoratori “essere al lavoro” significa ancora il luogo di lavoro tradizionale, per i nativi del lavoro digitale non si tratta più di un luogo, ma di “cosa” fanno.

Questa nuova generazione si aspetta di avere accesso a tutte le applicazioni, i sistemi aziendali e i dati personali di cui hanno bisogno per svolgere il proprio lavoro da qualsiasi dispositivo. Sembrerebbe una cosa ovvia, ma questo scenario, è davvero molto lontano dalla filosofia lavorativa della maggior parte delle aziende, soprattutto di quelle italiane.

In questo scenario, se da un lato l’accesso alle informazioni risulta essere fondamentale, dall’altro potrebbero esserci rischi legati alla sicurezza (informatica) e alla gestibilità della tecnologia.

Insomma, in un mondo in cui il lavoro flessibile (mobile) sta diventando la norma, organizzarlo in modo che rimanga sicuro, intelligente e gestibile rimane una grande sfida. E questa è una delle preoccupazioni maggiori che frena molte aziende.

Inoltre, l’ambiente di lavoro mobile deve anche adattarsi e rispondere ai nuovi modelli in cui le persone che lavorano insieme, devono riuscire a collaborare virtualmente. Questa esigenza infatti, rende obsoleti la maggior parte dei modelli di collaborazione del passato. Basti pensare alle ragioni alla base dell’esigenza delle riunioni di lavoro e come vengono organizzate.

Gli ambienti di collaborazione virtuale, infatti, riducono l’esigenza di riunioni di aggiornamento così come erano concepite in passato e trasformano i momenti di incontro in veloci appuntamenti nei quali prendere decisioni diventa più veloce e “naturale”.

E’ evidente che le realtà lavorative che nascono in questa nuova modalità sono più agevolate nell’adottare un modello organizzativo e lavorativo maggiormente digitalizzato.

Le aziende che vogliono convertirsi in questa direzione, invece, hanno qualche problema in più da risolvere. Non solo di “mentalità”, ma anche operativo. E’ per questo che, in tal caso, è fondamentale adottare un approccio modulare al cambiamento del posto di lavoro.

Ciò consentirà di aggiungere costantemente nuove funzioni e smaltire quelle obsolete come e quando necessario.

Un ambiente di lavoro intelligente si basa su tre funzioni fondamentali: informazione, comunicazione e collaborazione. È importantissimo organizzare queste funzioni dal punto di vista dell’utente.

Metti l’utente, NON la tecnologia, al centro del tuo processo decisionale”.

Come vogliono essere informate le persone? Quali sono i modi di comunicazione più efficaci che utilizzano? Quando si riuniscono di solito e, quindi, di quali strumenti hanno bisogno per lavorare insieme?

Ovviamente, ciò che un lavoratore desidera da un luogo di lavoro mobile e flessibile è ciò che lo farà sentire a suo agio nello svolgere le sue attività. Chi, invece, non si sente a suo agio a lavorare in questa modalità, non raggiungerà mai uno stato di soddisfazione anche con le migliori tecnologie.

Un grande contributo alla felicità di coloro che lavorano “in digitale” è fare in modo che siano il più possibile autosufficienti nell’uso della tecnologia e nel collaborare con gli altri.

Lo sviluppo di un ambiente di lavoro intelligente darà un contributo importante alla felicità dei lavoratori in tutte le organizzazioni! L’implementazione della tecnologia giusta può fare una grande differenza, ma non è mai un obiettivo in sé. E’ fondamentale, invece, avvicinarsi all’ambiente di lavoro intelligente dal punto di vista dell’utente.

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