Lo sviluppo tecnologico accompagna da sempre la storia dell’umanità, progredendo insieme ad essa. L’uomo primitivo per sopravvivenza iniziò a inventare strumenti che potessero migliorare la sua vita, e così fino ad oggi. L’uomo moderno, infatti, continua a ingegnarsi sviluppando nuove tecnologie, ogni volta subito “superate”. Si tratta di un processo inarrestabile in cui siamo immersi e che condiziona diversi aspetti della nostra vita.
In campo lavorativo la tecnologia si lega al concetto di “hyperconnectivity”. Iperconnessione è un termine coniato dai sociologi canadesi Anabel Quan-Haase e Barry Wellman per indicare la continua disponibilità che consegue all’essere costantemente raggiunti da ogni comunicazione relativa al lavoro: che si tratti mail, sms, telefonate, messaggi whatsapp, post su Facebook o Instagram. Non è importante il mezzo utilizzato: a essere dannosa è la continua esposizione a ogni sorta di comunicazione, il difficile confine tra lavoro e vita privata.
Il diritto di disconnettersi
Il remote working, formula ormai diventata normale, ha riportato a galla un problema già esistente, ovvero il diritto di disconnettersi. Non esistendo più il classico orario di ufficio 9-17, come possiamo stabilire il confine tra essere reperibili dal nostro capo e il riposo?
L’articolo 19 della legge n.81 del 2017 non parla di “diritto”, ma prevede che l’accordo tra datore di lavoro e smart workers individui i tempi di riposo e le “misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro”.
Il diritto di disconnettersi si basa sul fondamentale principio di separazione tra sfera professionale e personale, garantito da importanti leggi del nostro sistema giuridico, dall’articolo 24 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dai commi 2 e 3 dell’articolo 36 della Costituzione italiana, passando per la direttiva dell’Unione Europea 2003/88 sulla regolamentazione dell’orario di lavoro e per il decreto legislativo 66 del 2003, che l’ha recepita.
Tuttavia nella pratica, risulta difficile rispettare il confine tra lavoro e riposo, soprattutto se il lavoro è svolto da remoto e si vive, come oggi, in un modo iperconnesso.
Il vero problema dei lavoratori, dunque, è il work life balance, ovvero riuscire a trovare quell’equilibrio armonioso tra vita professionale e vita privata.
Un uso intelligente di Internet
La tecnologia è penetrata inevitabilmente anche nel modo in cui ci rapportiamo agli altri. Si parla addirittura di “rivoluzione comunicativa”. I social network, ad esempio, nascono con l’intento di mettere in contatto persone, utilizzando semplicemente una connessione Internet. Socializzare, interagire, confrontarsi, trovare persone con stessi interessi e passioni, essere aggiornati: la tecnologia diventa davvero parte della nostra vita.
Queste nuove risorse rischiano, però, di allontanarci dalla realtà e da noi stessi. Si profilano, così, diverse questioni psicologiche, sociali e relazionali, soprattutto per i più giovani.
A fronte di tali problematiche, la Commissione Europea ha istituito e promosso da parecchi anni il “Safer Internet Day”, che si tiene il secondo martedì del mese di febbraio. L’obiettivo dall’iniziativa è far riflettere i ragazzi sull’uso consapevole degli strumenti tecnologici e sul ruolo attivo che possono avere utilizzando la rete in modo sicuro e positivo.
Nuove competenze digitali
In un mondo sempre più connesso e tecnologico sta a noi esercitarci ad utilizzare i nuovi strumenti a disposizione in maniera intelligente e funzionale. A livello personale, è importante non perdere quel contatto diretto con le persone, non sostituire completamente uno sguardo con una videochiamata, mentre a livello lavorativo decisivo è sviluppare una nuova organizzazione tempo, che possa migliorare la nostra produttività, il benessere psico-fisico e dividere riposo e lavoro.
Impossibile sottrarsi ai cambiamenti del nostro tempo ed acquisire competenze digitali può essere d’aiuto sia nella vita privata che a lavoro. Nella formazione, dunque, è importante scegliere Corsi e Master che veicolino nozioni tecniche, ma allo stesso tempo supportino l’apprendimento di quelle nuove skills digitali, sempre più richieste dalle aziende.
AcademyQue, prima business school completamente online, nasce con questo intento: formare giovani talenti in grado di sapersi inserire subito in un mondo lavorativo sempre più digitalizzato.