Anche un Paese tradizionalista, come l’Italia, si è arreso al necessario cambiamento. La pandemia ci ha costretti a modificare la routine ed accogliere modalità alternative di lavoro. Il remote working, però, non è un concetto nuovo, perché diffuso da anni sia sul nostro territorio sia all’estero.
In aziende statunitensi ed australiane, la maggior parte delle persone lavorava da casa 2 o 3 giorni a settimana prima dell’emergenza. Nel 2017 il governo italiano siglava la Legge n. 81, detta “Legge sul Lavoro Agile”, che regolava per la prima volta la materia. In Inghilterra, qualche anno prima, nel 2014, si approvava la “Flexible Working Regulation”, che prevedeva diverse agevolazioni per i collaboratori con almeno 26 settimane di servizio.
Il distanziamento sociale e il rispetto dei vari protocolli, messi in atto per arginare il contagio da Covid-19, hanno favorito in modo esponenziale il fenomeno, che oggi sembra la formula preferita dai dipendenti.
Lo studio
La famosa agenzia di recruiting inglese Hays ha pubblicato un rapporto nel quale evidenzia la poca probabilità di un ritorno alla formula classica, caratterizzata dalla fascia oraria 9-17 e dalla presenza in ufficio. Lo studio nasce con l’obiettivo di raccogliere informazioni su come i diversi gruppi di età percepiscono il futuro del lavoro e quali condizioni si aspettano. Sono stati, allora, sottoposti ad interviste mirate oltre 4.200 tra dipendenti e datori di lavoro.
Vediamo insieme un riepilogo delle statistiche raccolte
– Il 45% del personale di Director/C-Suite pensa che il tradizionale lavoro d’ufficio dalle 9 alle 17 non tornerà.
– Il 41% dei Baby Boomers pensa che non si tornerà a fare l’orario 9-17 contro solo il 27% della Generazione Z.
– Il 31% di tutte le persone intervistate non è sicuro, il 35% pensa che le 9-17 siano superate e il 34% pensa che le giornate lavorative torneranno alla normalità.
– Il 70% del Management si sposterà verso un lavoro che offre lavoro a distanza.
– Il 64% della Generazione Y ha maggiori probabilità di passare a un lavoro che offre lavoro ibrido o remoto.
I vantaggi
Che cosa possiamo notare da questi dati?
Le persone altamente qualificate richiedono condizioni di lavoro a distanza. Più della metà degli intervistati si trasferirebbe per un lavoro che promette ambienti di lavoro da remoto.
Effettivamente, i vantaggi del lavoro da casa sono molteplici. Dal punto di vista strettamente economico, le persone hanno costatato un risparmio di centinaia di euro al mese sui costi di trasporto. È un lusso di pochi, infatti, recarsi nel posto di lavoro a piedi o in bicicletta. Di conseguenza, possiamo riscontrare un significativo risparmio di tempo ma anche una riduzione dell’impatto ambientale in termini di sostenibilità.
Il remote working, inoltre, ha rilanciato il tema della tecnologia al servizio del cambiamento sociale: la Commissione Europea, infatti, ha intrapreso una forte campagna post-Covid di investimento sul digitale per migliorare le condizioni del lavoro da casa. Non dovendo andare in sede, i genitori hanno la possibilità di essere maggiormente presenti in casa e occuparsi dei figli. Le persone che hanno sperimentato la formula smart, ora apprezzano ancor di più il loro tempo, l’autonomia di lavoro e la libertà acquisita.
Parola d’ordine: ibridismo
Una possibile obiezione potrebbe risiedere nel rischio di isolamento del lavoratore, a causa della mancanza di contatto diretto con i colleghi. Si tratta di un argomento, però, facile da confutare e che ci porta a quella che potrebbe essere davvero la miglior soluzione lavorativa del futuro: la formula ibrida. Questa consente di mantenere i vantaggi del remote working, ma, al contempo, far sperimentare ai dipendenti quella sinergia che si crea vis à vis.
Un’altra opzione potrebbe essere mitigare il remoto organizzando delle attività di team building, ovvero attività all’aperto, come gite fuori porta, che mirano a far conoscere i membri e favorirne l’integrazione.
Il lavoro ibrido, insomma, rappresenta una scelta intelligente da parte delle aziende e la modalità più apprezzata. Il futuro lavorativo ormai si è evoluto, imboccando una strada irreversibile e mostrando una versatilità mai vista prima d’ora. Il cambiamento comporta l’abbandono di vecchi schemi, fondati sulla presenza e sul numero di ore lavorate, ma è un’opportunità per valorizzare la qualità della vita del singolo.
Il lavoro oggi non è più locale, ma dislocato: puoi lavorare in qualsiasi parte del mondo con una copertura internet e un computer. Questa mobilità permette la creazione di una rete di dipendenti molto eterogenea, persone provenienti da diverse località che si uniscono per uno scopo comune, condividendo le loro esperienze.
Le opportunità di lavoro remoto sono ormai in costante aumento e le aziende che assumono si aspettano che i candidati siano flessibili con il lavoro a distanza.
La formazione digitale fa la differenza
E, allora, come ci si può preparare?
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L’apprendimento online è un buono strumento sia per neolaureati sia per professionisti che vogliono ampliare le loro conoscenze, perché permette di immergersi nelle dinamiche tipiche dello smart working e sviluppare quelle capacità digitali oggi sempre più richieste per lavorare dalla propria scrivania di casa.