L’Unione Europea inserisce tra gli obiettivi più urgenti dell’Agenda 2030 l’economia verde, la digitalizzazione e l’inclusione. Se apparentemente slegati, tali obiettivi in realtà sono interconnessi, perché solo a partire da una visione sistemica e integrata del funzionamento del mondo è possibile realizzare una società più giusta e sana.
La digitalizzazione è un processo che negli ultimi anni sta vivendo una forte accelerazione, portando conseguenze e cambiamenti significativi in tanti aspetti della nostra vita. In primis, nella comunicazione, che oggi passa sempre di più per l’online: è una vera e propria rivoluzione. Alcuni decenni fa, infatti, era impensabile mandare un messaggio da un’app mobile istantaneamente oppure organizzare una call con una persona dall’altra parte del mondo.
Cambiamenti importanti nel mondo del lavoro. Il remote working è una pratica ormai diffusa e accettata anche da coloro che inizialmente erano restii. Ed è possibile grazie a una serie di strumenti digitali, che schedulano le attività e aiutano la sinergia tra i membri del team.
Sostenibilità digitale
Gli effetti della digitalizzazione sono visibili anche sull’ambiente. La ricerca “Le sfide della sostenibilità digitale”, realizzata da Ipsos e commissionata da Maker Faire Rome e UniCredit, ha esaminato le principali opportunità e le sfide che le tecnologie digitali pongono, individuando due aspetti chiave nella relazione tra la rivoluzione digitale e la sostenibilità:
– gli impatti ambientali delle nuove tecnologie
– la sostenibilità come driver di sviluppo e di mercato
Gli intervistati sono consapevoli che alcune tecnologie possono rivelarsi decisive per ridurre l’inquinamento ambientale e rispettare gli impegni presi nella tutela ambientale. Tra queste: pannelli solari residenziali per la produzione di acqua calda (56%), isolamento termico degli edifici (52%), utilizzo di materiali riciclabili per la produzione di dispositivi (51%) ed efficientamento energetico degli elettrodomestici (47%).
Tra le evoluzioni a media valenza, invece, gli intervistati hanno scelto veicoli elettrici o plug-in (40%), dispositivi per il controllo dei consumi elettrici domestici (35%) e car, bike sharing (32%).
Per il 95% degli intervistati una svolta importante può essere innescata dal remote working. Uno dei vantaggi più evidenti della formula lavorativa, infatti, è la riduzione degli spostamenti quotidiani: potendo lavorare ancora da casa, il dipendente risparmia tempo ed energie per recarsi ogni mattina in ufficio.
Remote working green
Ma, il risparmio è anche in termini di sostenibilità ambientale e inquinamento cittadino.
In un rapporto redatto dal World Economic Forum la diffusione del lavoro a distanza, la digitalizzazione e l’automazione sono state evidenziate come potenzialmente in grado di avere un impatto molto positivo sull’ambiente e sulla qualità della vita.
Il lavoro a distanza ridurrebbe le emissioni di anidride carbonica causate dai mezzi di trasporto e dal riscaldamento e raffrescamento degli uffici, così come una diminuzione del consumo di cibo d’asporto, con una conseguente riduzione dello spreco alimentare e del consumo di imballaggi monouso.
Un’obiezione potrebbe far leva sull’aumento dell’utilizzo di dispositivi elettronici, computer, notebook, stampanti che porta con sé, a sua volta, l’incremento dei rifiuti e il problema del loro corretto smaltimento.
La soluzione è nell’economia circolare. Molte aziende che producono dispositivi elettronici, infatti, stanno considerando un allontanamento dal modello lineare del ciclo vita dei prodotti. Per un’economia circolare il riutilizzo, il riciclo e il recupero dei dispositivi elettronici sono davvero urgenti.
La digitalizzazione, dunque, sta modificando tutte le dimensioni delle società e delle economie globali e può diventare un motore di cambiamento forte su più livelli, conducendoci verso uno stile di vita diverso e di qualità.