Se il mondo dell’informatica ti appassiona e hai fame di successo, il tuo lavoro è nel settore IT.
IT sta per Information Technology, ovvero quell’insieme di metodi che sono utilizzati per archiviare, trasmettere ed elaborare le informazioni attraverso l’uso di reti e attrezzature di telecomunicazione. L’IT può essere considerato l’ambito delle tecnologie digitali relative allo sviluppo di hardware e software e all’ottimizzazione della gestione dei dati.
Perché fare il programmatore? I vantaggi
Secondo lo studio “Jobs of The Future”, condotta dalla famosa agenzia di recruiting Hays, nel giro di pochi anni, ed entro il 2030, il mercato del lavoro subirà un cambiamento tecnologico, che comporterà un consolidamento dei lavori in digitale già esistenti, come il web-designer, il developer, lo sviluppatore di app per dispositivi mobili e altri.
Fare il programmatore, quindi, significa proiettarsi immediatamente nel futuro ed avere molta probabilità di trovare un’occupazione. È il lavoro giusto per il futuro. Sono sempre di più le aziende, infatti, che hanno avviato, e stanno avviando, un processo di digitalizzazione dei loro processi e che richiedono degli specialisti del settore.
Ci sono, tuttavia, altri vantaggi. In primis, si tratta di un lavoro che si può svolgere in remoto. Non recarsi più in ufficio permette di lavorare da qualsiasi parte, perché gli attrezzi del mestiere sono semplicemente un computer e una rete di connessione internet. Questa possibilità ovviamente amplifica le opportunità di trovare lavoro: non è necessario limitare la ricerca al proprio paese o alla propria regione, si può inserire una qualsiasi città di Italia, o addirittura del mondo.
È un lavoro in cui si guadagna: ecco il vantaggio economico, che non dispiace. In Europa, gli stipendi degli sviluppatori software generici sono destinati ad aumentare, da € 39.500 a € 55.000 in media nel 2021, da €42.000 a € 57.000 nel 2022 per i profili con molta esperienza.
Tra le retribuzioni più basse troviamo quelle di figure entry-level con scarsa esperienza o meno specializzate, mentre profili con più anni di lavoro alle spalle godono di retribuzioni molto più elevante. Gli stipendi per i ruoli dei manager dell’IT dovrebbero rimanere gli stessi almeno per tutto il 2021.
Le competenze richieste
Per essere un buon programmatore è fondamentale conoscere molto bene il mondo informatico, e in particolar modo sapersi destreggiare con:
– i diversi hardware
– i software e i pacchetti applicativi
– i linguaggi di programmazione
– le attrezzature elettroniche di base
A queste competenze tecniche, si aggiungono delle competenze trasversali. Durante la programmazione si può incappare in bug o errori mai visti prima. È richiesta, quindi, una certa capacità di risoluzione dei problemi. La vera differenza sta nel modo in cui si è in grado di risolverli, perché si tratta di trovare la soluzione meno costosa a livello di tempo e di risorse, ma anche più efficace. Un altro elemento importante per diventare programmatore è saper organizzare il proprio lavoro. Tutte le aziende si reggono su una precisa scansione delle attività, funzionale agli obiettivi da raggiungere.
Il programmatore deve saper progettare e utilizzare le attrezzature ai suoi scopi, rispettando le tempistiche. Deve, inoltre, dimostrare una certa flessibilità mentale nell’adattarsi alle tecnologie già “in house”. Va da sé che decisiva sia anche la capacità di gestione del tempo e quella di lavorare efficientemente sotto stress. Da non sottovalutare, infine, è la capacità di ascolto delle richieste del cliente e saper lavorare in team.
I diversi profili
Prima di elencare i profili principali del programmatore, chiariamo un concetto importante: il programmatore e lo sviluppatore sono professioni che si intersecano a vicenda, potremmo dire due facce della stessa medaglia. Spesso leggiamo che il primo si occupa di scrittura dei codici, il secondo è esperto nell’analisi e nella progettazione del software.
Tuttavia, si tratta di una distinzione solo teorica, perché nella realtà un bravo professionista ha conoscenze vaste del mondo informatico, sapendo gestire entrambe le mansioni. Questa commistione di interessi si rispecchia nel mercato lavorativo, dove sono sempre più richieste persone che sappiano porsi a metà strada tra le due professioni.
Chiarito che non esiste una differenza netta tra sviluppatore e programmatore, descriviamo le varie figure all’interno della macro famiglia dei programmatori.
Software developer
Il primo profilo che possiamo individuare è il software developer. Tra i suoi compiti rientrano la scelta dei parametri, la codifica e la crittografia dei codici. In base alle esigenze dell’azienda per cui lavora, si può occupare della creazione di vari software: programmi di sicurezza informatica, di automazione digitale, di e-commerce, di visualizzazione e analisi dei big data, di identità digitale.
Il software developer si può specializzare in front-end developer e back-end developer:
– il front-end developer si occupa di ciò che gli utenti vedono aprendo un sito, utilizzando come linguaggi di programmazione di solito CSS, JavaScript e HTML. Non si tratta però di grafica, perché il front-end developer è interessato piuttosto alla user experience, ovvero all’ottimizzazione dell’esperienza dell’utente sul sito.
– il back-end developer si concentra su tutto ciò che sta dietro il sito, che l’utente non vede immediatamente. Sviluppa il codice di base e si cimenta con linguaggi di programmazione come Java, Net, Phyton, C#.
Full-stack developer
A queste due figure possiamo aggiungerne una che le unisce: il full-stack developer, il quale si occupa, quindi, sia della parte back sia della parte front dei siti e dei software. Tutte le aziende concordano sul fatto che gli sviluppatori full-stack hanno la massima flessibilità: il 38% delle aziende afferma che è il ruolo numero 1 da ricoprire nel 2021 e 2022. L’enfasi sugli sviluppatori full-stack è stata più pronunciata nelle piccole aziende (1-49 dipendenti), il 43% delle quali ha classificato il ruolo come priorità assoluta.
Molto richiesto è anche l’amministratore di database, che gestisce le basi di dati. Si tratta di un lavoro importante perché i database aiutano le decisioni aziendali; si possono, infatti, realizzare dei rapporti e delle analisi. Ad esempio, possiamo utilizzare i database per conoscere meglio i nostri clienti ed elaborare delle strategie marketing più efficaci.
Game programmer
Un altro profilo del programmatore in forte espansione è il game programmer. È il responsabile della programmazione di un videogioco. È colui che analizza ogni aspetto del gioco, fa in modo che le singole parti dialoghino tra loro e realizza i tool che i collaboratori utilizzeranno per i contenuti. Anche lo sviluppatore di app per dispositivi mobili è una professione molto richiesta nel mercato del lavoro. Indispensabile in questo caso la conoscenza delle piattaforme IOS e Android, ma sapersi, poi, specializzare in uno di questi sistemi.
Qual è il modo migliore per diventare programmatori?
Chi intraprende la strada del settore IT di solito proviene da un titolo di studio tecnico-scientifico, che sia il diploma o la laurea. L’Università, che viene scelta per rendersi più appetibili ai recruiter, presenta un grande limite: raramente prepara lo studente al lavoro. Terminati gli studi, ci si sente spaesati, come se non si fosse, di fatto, pronti per nulla. Sono necessari, quindi, un forte spirito di intraprendenza e una formazione ancora più mirata: i Master e i Corsi di Specializzazione rappresentano un modo per completare le proprie conoscenze e fare esperienza “sul campo”.
Ma aver fatto degli studi di tipo tecnico o scientifica non è quasi mai un prerequisito fondamentale per iscriversi ad un master di IT. Molti percorsi formativi partono da zero e permettono a chiunque di avvicinarsi a queste professioni, anche senza esperienze precedenti.
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