Didattica, lavoro e tecnologia tra dubbi e pregiudizi
Se per la DAD รจ stata fondamentale durante il primo lockdown, oggi sono molti i dubbi in merito al suo utilizzo. Eppure la tecnologia a scuola, nelle universitร , nelle academy e sul posto di lavoro ha assunto un ruolo rilevante. La pandemia, forse, ha solo accelerato il processo dโinnovazione.
Quali sono i benefici e quali invece i pregiudizi?
Recentemente รจ stato pubblicato un articolo sulla rivista scientifica โCyberpsychology, Behavior and Social Networkingโ dal titolo โSurviving Covid-19: the Neuroscience of Smart Working and Distance Learningโ.
Questo articolo utilizza i recenti risultati di una ricerca neuroscientifica (a cui ha partecipato tra gli altri un italiano, Giuseppe Riva) e che ha indagato sul come l’apprendimento a distanza e lo smart working influenzano tre โfattoriโ dell’organizzazione del nostro cervello e che sono al centro delle esperienze scolastiche e in ufficio:
(a) l’apprendimento / lavoro avviene in un posto fisico dedicato;
(b) l’apprendimento / lavoro รจ svolto sotto la supervisione di un capo / professore;
(c) l’apprendimento / lavoro รจ distribuito tra i membri del team / compagni di classe.
Per ognuno di questi ambiti, รจ stato analizzato il suo legame con gli specifici processi cognitivi coinvolti e l’impatto che la tecnologia ha sul loro funzionamento.
In particolare, l’uso della videoconferenza influisce sul funzionamento dei neuroni del sistema di orientamento (neuroni che codificano il nostro comportamento, ovvero una sorta di GPS interno a noi), dei neuroni specchio, delle reti di auto-attenzione e delle oscillazioni neurali.
Questi effetti hanno un impatto significativo su molti processi identitari e cognitivi, tra cui identitร sociale e professionale, leadership, intuizione, mentoring e creativitร .
In conclusione, il semplice spostamento dai tipici processi di ufficio e di apprendimento all’interno di una piattaforma di videoconferenza, puรฒ -a lungo termine- cambiare le culture aziendali e le comunitร scolastiche.
In quest’ottica, quindi, un uso efficace della tecnologia ci impone di reinventare il modo in cui il lavoro e l’insegnamento vengono svolti virtualmente, in modi nuovi e inesplorati.
Studenti e lavoratori sono stati costretti a riorganizzare le proprie attivitร quotidiane per soddisfare le esigenze dell’apprendimento a distanza e del lavoro agile (smart working ).
Queste attivitร hanno alcune caratteristiche in comune:
(a) separazione dell’insegnante / discente e del capo / lavoratore per spazio o tempo, o entrambi;
(b) l’uso dei media e della tecnologia per consentire la comunicazione
(c) uno scambio durante il processo di apprendimento o lavorativo
(d) l’orario di lavoro o di lezione.
In particolare, le case stanno diventando le nostre scuole e i nostri uffici: ogni giorno ci controlliamo a vicenda con incontri online, telefonate ed e-mail.
Quale รจ l’impatto di questi cambiamenti sulla nostra esperienza personale?
Gli individui che sperimentano l’apprendimento a distanza e lo smart working stanno ora iniziando a sperimentare un nuovo fenomeno: stanchezza, ansia o preoccupazione derivanti dall’uso eccessivo di piattaforme di videoconferenza virtuali, la cosiddetta โfatica da zoomโ.
Con queste modalitร lโapprendimento o lโinterlocuzione viene surrogato da una tecnologia, la cui caratteristica รจ di essere di tipo bidimensionale (siamo difronte ad uno schermo). Questo, inizialmente, provoca delle sensazioni di disorientamento ed in assenza di un โluogoโ con il tempo si giunge alla percezione del disabbandono del luogo abitualmente utilizzato per quel fine, la classe o lโufficio.
Lโimpatto, sul profilo lavorativo, produce una riduzione dellโidentitร professionale e sociale e aumenta le probabilitร di BurnOut.
Ma รจ davvero tutto cosรฌ negativo?
Se da un lato gli effetti sembrano negare lโutilitร della tecnologia a discapito delle relazioni, aprendo un pochino la nostra mente ci rendiamo che conto ci troviamo in una nuova dimensione.
Lโintelligenza condivisa
Agli inizi degli anni โ90 Etienne Wenger ha rielaborato il concetto di โcomunitร praticaโ o โCommunity of practiceโ. Si tratta di un gruppo di persone che condividono una preoccupazione, una serie di problemi o una passione per un argomento e che approfondiscono la loro conoscenza e competenza in questa area interagendo su base continuativa. Lโobiettivo di questa โcomunitร โ รจ il miglioramento collettivo.
Un esempio contemporaneo sono i gruppi di adolescenti che si incontrano quotidianamente nei videogiochi (social), come Fortnite. Rappresentano un chiaro esempio che รจ possibile sviluppare comunitร di successo anche senza un luogo fisico in cui riunirsi.
Secondo Gaggioli, infatti, un’esperienza di gruppo ottimale si ottiene costruendo una โzona collaborativa di sviluppo prossimaleโ, in cui le azioni degli individui e quelle della collettivitร sono in equilibrio e si stabilisce un senso di presenza sociale.
Questi team sono caratterizzati da tre caratteristiche che li distinguono da un team classico e sono in grado di superare molti limiti: una comunitร , una pratica e un dominio.
Per superare la mancanza di un luogo comune, il team sviluppa un senso di comunitร attraverso un impegno attivo in attivitร pratiche comuni che consentono lo sviluppo delle relazioni reciproche e la condivisione delle informazioni.
L’aspetto pratico significa che i team utilizzano strumenti tecnologici (e non) per costruire una memoria organizzativa e un insieme condiviso di risorse che consentano loro di risolvere i problemi nel loro dominio di interesse.
Infine, ogni team รจ costruito attorno a una specifica area di interesse in cui i lavoratori / studenti collaborano per condividere e creare conoscenza.
Per superare la mancanza di attenzione congiunta e segnali non verbali che limitano i tipici strumenti di videoconferenza, i membri dei team online utilizzano strategie specifiche come il coordinamento dell’azione rispetto agli obiettivi.
Queste attivitร generano un “contagio di flusso” tra i membri del team, caratterizzato da comprensione reciproca, alta motivazione intrinseca ed emozioni positive condivise.
Questo, ad esempio, spiega perchรฉ i videogiochi โsocialโ, sono piรน efficaci per gli adolescenti rispetto ai tipici strumenti di apprendimento a distanza nel produrre coinvolgimento di squadra e sincronia di gruppo.
Infine, la tecnologia puรฒ aiutare anche e migliorare sia i processi di lavoro che quelli didattici. Ad esempio, recentemente Microsoft ha sviluppato una “Modalitร Insieme” per i suoi strumenti di videoconferenza. Anche Facebook ha radicalmente migliorato la sua piattaforma โWorkplaceโ per consentire la collaborazione di team a distanza.
Queste modalitร utilizzano l’intelligenza artificiale per ritagliare le diverse immagini video dal vivo dei partecipanti e posizionarla in una posizione fissa all’interno di un ambiente (ad esempio, una classe o un auditorium virtuale) per aumentare la sensazione di condividere uno spazio comune.
Il nuovo modello
Tra non avere un lavoro e averlo, รจ sicuramente meglio lo โsmart workingโ, lo stesso vale per la DAD. Dobbiamo perรฒ ammettere che tutto quello che stiamo vivendo ci ha fatto capire che possiamo digitalizzare moltissimi processi e addirittura migliorarli.
Basta pensare al miglioramento nella gestione del nostro tempo rispetto agli impegni di studio o di lavoro. Se rendessimo lo smart working โpiรน smart e meno workingโ potremmo, ad esempio, godere di piรน del tempo che impieghiamo invece nel traffico.
Conclusioni
Il reale problema รจ racchiuso nel voler adottare nuove modalitร facendo le cose che facevamo prima.
Se decidiamo di adottare un modello di lavoro agile, allora, il โcapoโ deve abbandonare lโansia del controllo ed abbracciare lโapproccio di comunitร pratica in cui non sono piรน il tempo o โla presenzaโ a determinare i risultati, ma lโorientamento coordinato al risultato.
Per quello che riguarda la didattica invece, quella a distanza non puรฒ essere equiparata a quella in presenza per due principali motivi. Il primo รจ che si tratta di due modelli diversi e quindi, come nel caso dello smart working, hanno prerogative diverse. Il secondo รจ strettamente legato allโetร .
Nel caso dei bambini, la didattica in presenza svolge piรน funzioni principalmente legate alla socializzazione. Negli adulti invece, nella maggior parte dei casi, questa funzione sociale non รจ piรน fondamentale e invece, diviene primaria una sorta di โecologiaโ rispetto ai benefici nei confronti della qualitร di vita.
Infatti, avere la possibilitร di acquisire digitalmente la conoscenza personale attraverso luoghi, strumenti, collaborazioni ed una conoscenza collettiva, รจ altrettanto efficace quanto farlo in presenza.
Limitarsi a guardare il cielo ad occhio nudo ci preclude la scoperta di costellazioni che – per ovvie ragioni – non riusciamo a vedere. Lโuso di strumenti piรน avanzati รจ quindi utile quanto necessario.
Lโesito di questa trasformazione non ci รจ ancora noto ma stiamo assistendo certamente ad un cambio di epoca (digitale).
Moltissime cose non saranno piรน come prima. Dobbiamo aspettarci โ ed accettare- dei cambiamenti nel nostro modo di pensare, in quello degli adolescenti e nel modo in cui faranno le cose tra 10 anni.