È innegabile che ormai la tecnologia è penetrata nella nostra vita, modificando alcune abitudini e azioni quotidiane. Stiamo vivendo, infatti, quella che ovunque è riconosciuta come “rivoluzione digitale”, ovvero una fase storica caratterizzata dalla diffusione abitudini digitali e una serie di cambiamenti sociali, economici e politici.
L’ondata digitale ha vissuto un’accelerazione negli ultimi due anni. I contatti e i momenti creativi sono stati limitati e allora ci siamo reinventati, cercando la socialità attraverso nuovi canali, ovvero quelli digitali.
Digitalizzazione delle relazioni ma anche del lavoro. In molti hanno sperimentato, e si trovano ancora oggi a sperimentare, il lavoro da remoto. Alcuni lavori digitali si prestano bene a tale modalità. Il remote working non è un concetto nuovo nel panorama internazionale, ma in Italia ancora poco sdoganato. Non si tratta di semplice “lavoro da casa”, di un “lavoro finto” e neppure di un “lavoro meno impegnativo”. Tutt’altro. Il remoto working, infatti, è la possibilità di lavorare nel posto che più ti piace, è la possibilità di far vedere il tuo talento rimanendo nel comfort di casa tua, è la possibilità di connettersi con altri professionisti del settore, che operano in contesti diversi e possibilmente da ogni angolo del mondo.
Al centro di questi cambiamenti, però, ci sono le persone. Se è vero, come sosteneva Aristotele, che “l’uomo è un animale politico”, siamo nati per stare in stretto contatto con gli altri e non isolati, perché solo con il confronto si dispiega la nostra umanità.
Uno dei rischi della digitalizzazione potrebbe essere, allora, la difficoltà di entrare in una relazione autentica con gli altri, perché lo strumento digitale potrebbe fungere da filtro, che per definizione trattiene qualcosa. Questo qualcosa è quell’energia che la vicinanza diretta genera.
Le persone, insomma, vengono prima del digitale e il filosofo Bauman, da sempre sostenitore di queste tesi, sarebbe d’accordo.
Ma, come possiamo fare per non farci risucchiare dalla digitalizzazione e non cadere in un vortice spersonalizzante?
1. Nuovo modo di comunicare
La rivoluzione digitale è la rivoluzione comunicativa. La comunicazione si è trasformata e oggi passa, soprattutto, per strumenti quali app di messaggistica e videochiamate. È una transizione che non deve spaventare, ma semplicemente deve essere compresa e attuata. Si possono costruire e mantenere legami forti anche attraverso nuove modalità, e forse la pandemia ce lo ha davvero dimostrato.
Ne parlava già quarant’anni fa lo studioso McLuhan, che per primo ha focalizzato la sua attenzione sugli effetti dei mass media e delle nuove forme di comunicazione sull’uomo. Per McLuhan le tecnologie sono una sorta di “espansione” del corpo umano, una parte di noi che permette di realizzarci in maniera nuova ma comunque vera.
L’epoca elettronica da lui indagata è l’inizio dell’età digitale, il momento in cui la nostra vita iniziava ad essere modificata e a mescolarsi con le nuove tipologie di comunicazione. La digitalizzazione diventa, allora, un percorso inevitabile che dobbiamo seguire. Un mondo globale digitalizzato in cui tutti ci dobbiamo mettere al passo dei mass media, le nuove estensioni della nostra vita. E se non lo facciamo rimaniamo indietro, rischiamo di rimanere fuori dalla società.
Necessario, quindi, sviluppare una sempre aggiornata dimestichezza con la tecnologia, sia nella quotidianità sia a lavoro. Competenze digitali indispensabili per rimanere connessi con gli altri e con le aziende. Queste ultime, infatti, oggi sempre più impegnate nella trasformazione informatica dei processi e dei dati.
2. Stile di vita ecologico
Nell’era dell’ipercomunicazione possiamo domandarci se ciò che facciamo sia produttivo per noi, ovvero ecologico. Per ecologico qui non intendiamo semplicemente salutare per l’ecosistema che ci circonda, ma salutare per noi stessi. Vita ecologica, ovvero capace di produrre effetti non nocivi per la nostra integrità di esseri umani.
Esistono nuovi modi di lavorare, di formarsi e di stravolgere la nostra vita. La digitalizzazione ha aperto un ampio ventaglio di possibilità, che prima sembravano quasi impossibili, non solo per i giovani ma per tutti.
– Lavorare in remoto e non più completamente in ufficio o attraverso formule ibride. Il lavoro ibrido rappresenta una scelta intelligente da parte delle aziende e la modalità più apprezzata, perché consente di mantenere i vantaggi del remote working e, allo stesso tempo, garantire ai lavoratori quella sinergia del contatto diretto. Il futuro lavorativo ormai si è evoluto, imboccando una strada irreversibile e mostrando una versatilità mai vista prima d’ora. Il cambiamento comporta l’abbandono di vecchi schemi, fondati sulla presenza e sul numero di ore lavorate, ma è un’opportunità per valorizzare la qualità della vita del singolo.
– Ampliare la propria formazione attraverso business school online, come AcademyQue che progetta Master e Corsi di specializzazione attraverso una didattica blended, ovvero mista e spalmata su diversi media come, live streaming, on demand, webinar, workshop, project work ecc. È un metodo di insegnamento e apprendimento inclusivo che rispetta la diversità di ciascun allievo, consente la partecipazione attiva, rimuove le barriere e anticipa e considera una varietà di esigenze e preferenze di apprendimento.
3. Well being
E nel mondo del lavoro come si possono salvaguardare le persone? Non è più sufficiente un meeting saltuario. L’imperativo è: ascoltare di più e scrivere/parlare di meno. Passiamo molto tempo sulla tastiera e poco nel prestare attenzione alle esigenze del team. Bisogna parlare continuamente, chiedere se quello che si sta facendo è abbastanza e se si può fare di più per il benessere di ogni singolo componente.
Come forma del nuovo welfare, il well being vuole valorizzare la persona, affinché la sua gratificazione porti ad uno sviluppo della produttività e una maggiore fiducia nell’azienda. Riguarda, quindi, il benessere in maniera totalizzante: benessere fisico mentale e sociale. Nell’ambito di una strategia integrata e sostenibile, il well being viene misurato al fine di sviluppare un piano d’azione con l’obiettivo di valorizzare i benefit aziendali disponibili e integrarne di nuovi.
Il digitale ha cambiato il nostro modo di relazionarci con il mondo e con gli altri. Sta a noi adesso riuscire a sfruttare la digitalizzazione per migliorarci e crescere sia professionalmente che umanamente.